Area geografica: America Centrale
Stato: Guatemala
Località del nostro progetto: Municipio di Patzún, uno dei 16 municipi della circoscrizione di Chimaltenango
La repubblica del Guatemala è il più settentrionale dei sette stati in cui è suddiviso l’istmo centroamericano. Si trova a metà tra l’equatore e il Tropico del Cancro. Confina con il Messico a Nord, con il Belize a est, con El Salvador e Honduras a sud-est. Le sue coste sono bagnate dall’Oceano Pacifico a sud-ovest e per un tratto molto breve, dall’oceano Atlantico a est. La superficie è ci circa 110.000 Kmq pari a poco più di 1/3 dell’Italia.Con una popolazione di circa 17.700.000 abitanti il Guatemala è il paese più popolato del Centroamerica.
Il territorio ha una conformazione prevalentemente montuosa, ad eccezione della sua parte settentrionale, occupata da una zona pianeggiante e selvatica conosciuta come Petén.
71,8 anni (uomini 69,8 anni, donne 73,9 anni)
La capitale del paese è Città del Guatemala, situata a circa 1500 metri di altitudine, che conta più di 1 milione di abitanti nell’area urbana propriamente detta, ma, se si considerano i sobborghi e soprattutto le immense baraccopoli che la cingono come d’assedio, tale cifra arriva a circa 4 milioni di persone. Il territorio dello Stato è suddiviso amministrativamente in 22 regioni. Nonostante che la lingua ufficiale sia lo spagnolo, tra la popolazione nativa è diffuso il monolinguismo in idiomi indigeni. Le lingue nazionali riconosciute sono 23.
La popolazione del Guatemala si è concentrata maggiormente sugli altipiani che si trovano tra i due sistemi montagnosi che attraversano il territorio del Guatemala: la Sierra Madre e la Sierra de los Cuchumatanes, dove il clima mite crea condizioni ideali per l’insediamento umano e la coltivazione di mais, caffè e cotone.
E’ composta per il 45% circa da indios, per il 5% da bianchi puri, di discendenza spagnola e di altri paesi europei, mentre i due quinti della popolazione sono formati da ladinos (almeno per metà di sangue europeo) e meticci (in cui prevale l’elemento indigeno). Accanto a questi gruppi etnici non vanno dimenticati, concentrati a Livingston, sulla costa atlantica, i garifuna, (popolazioni afroamericane provenienti dai Caraibi, che parlano un idioma misto di spagnolo, inglese e olandese)
Il 57% della popolazione professa la religione cattolica, il 40% quella evangelica (includendo molte sette sostenute da gruppi fondamentalisti statunitensi), il 3% segue culti animisti e credenze tradizionali.
In base alla Costituzione, il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio diretto con un mandato non rinnovabile di 4 anni; organo del potere legislativo è il Congresso della Repubblica (160 membri eletti con mandato di 4 anni).
Ad agosto 2023 il ballottaggio alle elezioni presidenziali è stato vinto con un 58% dal socialdemocratico Bernardo Arévalo, del movimento Semilla. Ex diplomatico, sociologo, scrittore di 64 anni, l’attuale presidente - in carica dal 14 gennaio 2024 - fonda la sua azione su un impegno incrollabile: la difesa dei diritti e la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, che da decenni sono diventate parte integrante delle istituzioni. Non sarà facile realizzare da qui al 2028, almeno in parte, il suo programma elettorale considerando che il partito Semilla può disporre di soli 23 deputati sui 160 eletti al Congresso nazionale.
Dotato di grandi ricchezze naturali e culturali, il Guatemala è, tuttavia, un Paese povero: l’eredità coloniale, ancora imperante, fa sì che le condizioni e opportunità di sviluppo siano del tutto squilibrate e ineguali, favorendo la concentrazione di grandi ricchezze in poche mani (secondo i dati Oxfam del 2023,260 persone possiedono un reddito pari a quello del 42% di tutta la popolazione). Di conseguenza, il 60% degli abitanti vive in condizioni povertà, percentuale che tra i gruppi indigeni raggiunge il 79% (dei quali il 40% in condizioni di povertà estrema). La denutrizione colpisce la metà dei bambini minori di cinque anni, percentuale che nei villaggi raggiunge anche il 75%. Per sfuggire alla violenza e per ragioni economiche Il 6% della popolazione è emigrata principalmente verso Stati Uniti, Messico, Belize e Canada.
Il sistema scolastico è organizzato in due cicli, un ciclo primario obbligatorio di sei anni e due cicli secondari di tre anni. Le scuole, benché siano gratuite, sono di fatto poco frequentate soprattutto dalla popolazione indigena residente in zone rurali. Da un lato vi è il problema dei costi di trasporto, libri e materiali, dall’altro gli esigui fondi statali non sono in grado di garantire l’insegnamento in tutti i villaggi; il tasso di abbandono nel ciclo primario è molto elevato.
Il sistema scolastico, sempre per questioni di scarsi fondi, soffre per la scarsa qualifica degli insegnanti , i problemi citati si riflettono in uno dei tassi di analfabetismo più elevati dell’America Centrale, dalle ultime statistiche pari al 18,5% (solo il 61% della popolazione sopra i 15 anni sa
leggere e scrivere).
Vi sono numerose scuole private la cui frequenza è riservata ad una ristretta minoranza di popolazione. La formazione superiore viene effettuata in un’università pubblica (Universidad de San Carlos de Guatemala) e 9 università private.
In Guatemala, il 13,5% dei bambini e delle bambine fra i 7 e i 14 anni sono da considerare “popolazione economicamente attiva”; il 75% di questi minori lavora per oltre 40 ore la settimana, il che impedisce loro, tra l’altro, di frequentare la scuola. Gli effetti della pandemia aggraveranno ulteriormente il problema dell’abbandono scolastico
In Centroamerica più del 70% della popolazione è costituita da persone che hanno dagli zero ai 30 anni. La maggioranza dei giovani proviene da famiglie povere e disagiate, dove spesso sono oggetto di violenza, con poche possibilità di accedere a servizi adeguati di educazione e salute e senza prospettive di ottenere un impiego . Per aiutare economicamente le famiglie migliaia di loro sono obbligati a lasciare gli studi e cercare un qualsiasi lavoro, specialmente in strada. E’ qui che vengono avvicinati dalle bande organizzate di giovani criminali ( denominate MARAS) che, promettendo loro accoglienza e protezione, li inseriscono in un mondo in cui il pericolo e la violenza diventano una costante di vita e dal quale è quasi impossibile uscire.
Nell’area Centroamericana oltre 250.000 giovani fanno parte delle maras. Si ha notizia di questi gruppi negli anni 70 a Los Angeles, California, in un contesto di giovani poveri emigrati dall’America Latina, specialmente dal Messico, che si facevano conoscere sotto il nome di Mara della strada 18 e che successivamente si conoscono come Mara 18. Nello stesso tempo sono nate altre bande rivali di giovani emigrati, la più nota è la mara Salvatrucha.
Per arginare questo preoccupante fenomeno, che è la prima causa di morte dei giovani nei paesi dell’America Centrale, è necessario intervenire sui problemi strutturali che generano ed alimentano le bande criminali:
sociali, basti pensare alle dipendenza economica di questi paesi, alle rapide ed incisive trasformazioni sociali, al problema della “marginalità”, i quartieri periferici delle grandi metropoli;
politiche, ci troviamo in paesi in cui i sistemi democratici sono fragili, soggetti a corruzione, impunità, clientelismo e assistenzialismo;
economiche, le attuali trasformazioni sociali in atto e la dipendenza economica da altri paesi e mercati rende questi paesi vulnerabili;
culturali, la globalizzazione e il secolarismo fanno perdere identità a questi popoli dalle ricche tradizioni e culture che hanno radici profonde nel loro passato spesso glorioso. Il problema però rimane la non scolarità di tanti bambini e ragazzi considerati a rischio in determinate zone, pertanto facile esca per bande e maras;
urbanistiche, in questi ultimi anni si è notato lo spostarsi di grandi masse di popolazione dalle campagne alle periferie delle grandi città, non senza problemi e perdita del senso umano della vita, specialmente nei più piccoli e nei giovani;
congiunturali, è un fenomeno attuale e deve essere interpretato alla luce dei tempi odierni, con le dovute mediazioni con gli Stati confinanti e le organizzazioni internazionali.
familiari, spesso è all’interno della “non” struttura familiare che nasce il desiderio di una aggregazione alternativa.